Luciana Lasagna, artista alessandrina che da sette anni si
occupa di sartoria e cucito presso il Museo Etnografico La Gambarina di
Alessandria.
Luciana rivisita e crea
stoffe ed abiti d’epoca, che espone prevalentemente in occasione delle varie
manifestazioni culturali organizzate dal museo. Luciana rappresenta
un’eccellenza dell’alessandrino, in quanto i suoi abiti risvegliano il gusto
vintage e richiamano il profumo dei mobili in legno, delle modelle dai capelli
raccolti e dei merletti che cascano sui veli ricamati.
Come ha scoperto il mondo del cucito?
Sono
sempre stata appassionata di biancheria intima e merletti, ma in seguito al mio
matrimonio fui costretta a rimanere in casa a badare alla faccende domestiche.
Mio marito non vedeva di buon occhio che lavorassi, e spesso il mio istinto mi
spingeva a darmi da fare a sua insaputa. Lavoravo da mia mamma, dapprima in una
lavanderia in Via Maggioli, e poi in panetteria.
Cosa l’ha spinta ad inseguire la sua grande passione?
Ho
vissuto a Sanremo, dove mi dilettavo con piccole esposizioni di biancheria
intima, che adoravo. La morte di mio marito mi trafisse l’anima, cercavo
qualcosa che mi permettesse di non cedere al dolore, di rendermi utile. Sette
anni fa iniziai quindi a recarmi quotidianamente presso il Museo della
Gambarina; qui vi conobbi la signora Elena Garneri, la curatrice del museo, che
mi iniziò alla creazione delle bambole che regalavamo poi ai visitatori del
museo. Iniziai da zero, filo dopo filo.
Poi c’è stato il passaggio agli abiti dell’800
Si,
ho sempre avuto tanta voglia di fare, e non mi bastava più la sola copia di completini
intimi visti in vetrina . Volevo vestire, studiare, misurare, così comprai il
mio primo manichino, e le stoffe occorrenti per dar vita al mestiere di sarta.
Ho quindi iniziato a cercare le sete e i pizzi, e ho iniziato a lavorare sodo. Sottolineo però che non sono mai stata una
vera sarta. Non avevo basi, conoscenze, solo intuito e pazienza hanno permesso
le mie creazioni.
Pensa che questi limiti di cui si sente portatrice l’abbiano
condizionata nella sua attività?
Beh,
si in qualche modo è stato più difficile avere credibilità nell’ambito della
moda. Inizialmente mi limitavo a donare i vestiti e il pizzo alla mie amiche, e
a livello di mostre non è sempre facile collocarsi. Ma per fortuna Elena ha
creduto in me, dandomi la possibilità di mostrare i miei abiti in occasione
delle domeniche del museo.
Come definirebbe il suo rapporto con il Museo Etnografico?
Eccezionale,
qui mi sento ancora viva, utile, speciale.
Si è mai ispirata a qualche personalità del mondo della
moda?
Per
me Cocò Chanel è la stilista per eccellenza, poiché fu in grado di sintetizzare
con carisma eleganza e femminilità.
Dalle sue parole colgo una critica verso la moda
contemporanea…
Assolutamente.
Io sono sempre stata una persona classica, e tutt’oggi sono un po’ retrò. Mi
piace vedere la donna semplice, che sappia utilizzare pochi ed essenziali capi
ma che non rinunci al gusto. Oggi vedo molta ricerca dell’ostentazione, mentre
ciò che manca è il senso critico verso noi stessi, e verso ciò che il nostro corpo
è capace di portare o no con classe.
Che ne sarà dei suoi abiti e del Museo Etnografico?
Il
solo pensiero che i miei vestiti non abbiano una destinazione certa mi
rattrista. L’organizzazione di un museo è cosa tutt’altro che semplice, e credo
sarà dura sostituire la Signora Garneri nelle sue egregie attività quotidiane.
Per quanto mi riguarda, i miei vestiti avrebbero bisogno di una persona
premurosa, giovane, fresca, che abbia soprattutto tanta voglia di mettersi in gioco, anche
rischiando di rinunciare al business.
Quindi i suoi abiti non sono in vendita?
Diciamo
che io non creo per vendere, ma per creare. Le esposizioni dei miei abiti sono
totalmente gratuite, e se mai dovessero esserci donazioni, queste sarebbero a
nome del Museo della Gambarina.
Cosa farebbe se potesse tornare indietro nel tempo?
Cucirei
abiti fin da subito, senza ascoltare il parere degli altri.
Progetti futuri?
In
autunno organizzeremo un grande evento di abiti da sposa, sarà un’altra
occasione per ammirare l’eleganza delle nostre fanciulle, il fascino
indimenticabile che i vestiti d’epoca lasciano negli occhi degli spettatori.
di ELISA CHIARA
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