domenica 26 marzo 2017

VERMOUTH SENZA PECCATO

Passato San Valentino, passato San Faustino, posso uscire finalmente senza sentirmi una sfigata, senza dover  fare i conti con me stessa e soprattutto, posso rimettere in naftalina quei  fottutissimi sensi di inadeguatezza.
Ok, riprende la ricerca unconventional di un fidanzato. Per paracarri, insicuri, bambini quarantenni capricciosi rivolgersi all’ufficio in fondo al corridoio, qui abbiamo già dato.
Strategia, ci vuole strategia, perseveranza ed intraprendenza. In realtà, quello che ci vuole è solo una gran botta di fortuna.



Mi sono iscritta ad un corso di ballo, il mio ballerino si è fidanzato con la mia amica. Ciao tango, ciao amica e ciao ballerino. Per calmare la mia ansia e trovare quella splendida creatura che è in me,  mi sono  iscritta a yoga. La mia posizione migliore? Quella della lontra addormentata. Sì perché più volte mi sono abbandonata su quel materassino con il poco seducente risultato di aver segato più alberi io russando, che la deforestazione  per produrre tutto l’olio di palma in circolazione.  Indi, il contegno che mi davo tra un ohm  e l’altro, quando quel figo-santone in prima fila faceva il saluto al sole , si è trasformato in una rapida posizione della gallina vecchia in fuga.
Riscatto. Alternativa.
Facciamo qualcosa di diverso, cambiamo città, qualcosa che per la sua natura già mi seleziona il target.


E così, come ogni buona zitella 44enne chi si rispetti,(non chiamatemi milf o vi uccido!) mi presento con il mio migliore amico che, come il codice delle vecchie carampane prevede,  deve essere charmant, fisicato, fighissimo, profumatissimo, barbuto, un po’ dandy e rigorosamente  gay.
Torino, una delle più belle città del mondo. Regale, austera, chic e misteriosa.
Torino, città che non si finisce mai di scoprire e che  riserva esperienze uniche, come quella che Fulvio Piccinino, in collaborazione con Jo-in ,ci ha regalato, raccontandoci del  primo vino aromatizzato piemontese: il vermouth.



Fulvio, docente  all’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo e non solo, ci ha accompagnati alla scoperta dell’affascinate storia di questo liquore tutto sabaudo, anche se il nome è tedesco, inventato da Antonio Benedetto Carpano nel 1786. La storia del costume e della società d’Italia passa anche attraverso le imprese di lungimiranti imprenditori che grazie al loro intuito, hanno fatto brindare il mondo intero con un Cin Cin (dalla campagna pubblicitaria della Cinzano).


In una vita precedente sono senz’altro stata una masca e sono sicura che mi hanno pure bruciato su rogo.
Mi vedo mentre giro un intruglio fumante in un pentolone, tra alambicchi e pozioni magiche. Sul tavolo da lavoro davanti a me,  erbe, essenze, profumi, spezie e tinture,  tutto il necessario per creare sotto la sapiente e dinamica guida di Piccinino, il mio personalissimo vermouth.
“Esperienza vermouth” ideata da Fulvio,  dà la possibilità di immergersi in un’atmosfera d’antan, degustare prestigiosi vermouth  abbinati ai prodotti del territorio e diventare un provetto alchimista, portandosi a casa, a fine serata, una graziosa bottiglietta con il proprio vermouth.
Il vermouth è seducente, il vermouth è elegante, il vermouth racconta e mi emoziona.
Il mio campanilismo e l’orgoglio italico sono stati risvegliati dalla passione coinvolgente di Fulvio.
Happy hour, aperitivo, apericena? I “bugianen” avevano già inventato il momento social per beccare, con buona pace dei “bauscia”. La storia racconta che le signorine di buona famiglia, ai primi del ‘900 non potevano andare al bar da sole ed ecco trovato l’escamotage socialmente accettabile per poter uscire: l’ora del vermouth.
E la reputazione era salva.  
Bianco per le donne e rosso per gli uomini,  ci si ritrovava a bere senza peccato, col solo fine di  peccare, di incontrarsi  ed innamorarsi, dapprima sotto la Mole, poi più in là nel tempo, su una terrazza Martini.
La storia si ripete. Ed ancora una volta Torino ne è la protagonista. Si spolverano gli stemmi di famiglia e uomini  e donne, ora come allora, si ritrovano davanti ad un vermouth,  condividendo insieme un’esperienza sensoriale tra profumi, sapori e qualche sguardo.
Come al solito non ho beccato. Come al solito  il mio amico sì, manco a dirlo. Se non altro mi sono portata a casa il mio elisir.  Se mai dovesse tornare il mio (ex)fidanzato (in realtà devo ancora capire se eravamo fidanzati, se è ex o se si è solo dimenticato di chiamarmi da tre giorni),  gliene offrirò un bicchierino.
Non vi preoccupate, le gocce di assenzio che ho usato, sono in quantità consentite e non letali…(peccato). Nel  caso invece si dovesse presentare un nuovo “candelone” indosserò 5 gocce del mio vermouth .


Il vermouth  “Elisir de La Wanda”
Base di bianco n° gocce 60
5 cucchiaini di zucchero
Estratto di Fresca: cardamomo, semi di finocchio e dittamo  15 gocce
Estratto di Agrumi: arancio amaro, arancio dolce e cedro  42 gocce
Estratto di Floreale: ibisco, rosa rossa, rosa bianca e sambuco 13 gocce
Estratto di Spezie: zenzero, pepe nero, cannella, chiodi di garofano 23 gocce
Ingrediente segreto: q.b
Essenze di ironia, divertimento e risate  senza limiti
Ps gli amici gay sono indispensabili ma ti rovinano sempre la piazza.







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