Scrivere di Alberto Rocchi, il re del risotto al Gavi, non è stato facile.
Raccontare dei suoi
piatti e del suo ristorante è invece cosa semplice, visto che oltre ad aver una
storia di quarant'anni, è anche uno dei luoghi più rinomati della ristorazione tradizionale piemontese a livello nazionale ed
internazionale.
Quando dici Gavi pensi subito alle “Cantine”, il ristorante.
Ho dovuto far sedimentare molto l’incontro con Alberto Rocchi e alla fine quello che mi è
rimasto, quello che da qualche tempo mi riecheggia nelle orecchie è una sua
frase :
“ Oggi ci vuole meno passione e più professionalità” .
Bum!!!. Mi ha
tolto il fiato.
Ed ha ragione.
Di poche parole, “asciutto” come la sua figura, diretto,
ruvido, essenziale come i suoi piatti.
Senza tanti fronzoli, “puliti” ,sapori definiti ed
equilibrati come il suo risotto.
Sì perché Alberto Rocchi è il “papà” del risotto al Gavi.
Cuoco per esigenza, barman di vocazione, romagnolo d’origine.
Arriva a Gavi più di quarant’anni fa e con mamma Tebe si mette in cucina.
Cucina che fa fatica ad abbandonare anche se ormai da più di dieci anni ha lasciato il timone a
Roberta ed Elisa.
Il segreto del suo successo?
“Non parliamo di successo,"
quasi a voler prendere le
distanze da un mondo patinato e televisivo che non è proprio nelle sue corde,
“ questo è un lavoro duro, di
fatica fisica e di continua attenzione e ricerca.
Abbiamo clienti che vengono
da noi da anni perchè sanno che ci riforniamo dai produttori migliori ed è proprio con loro che negli anni si sono sviluppati rapporti di
fiducia, che ti danno la sicurezza di lavorare con materie prime di grande qualità.
Voglio il meglio per i miei
clienti ma soprattutto per me, non riuscirei mai a servire qualcosa in cui non
credo." Ed aggiunge
"E poi la squadra in cucina è importante, ed i miei ragazzi sono in gamba.”
Insalata russa |
Sedere al tavolo e pranzare con Alberto Rocchi mi dà un po’
di soggezione,
quando ci vengono serviti i piatti li analizza in tre nanosecondi
con sguardo tagliente e severo.
Prende in mano una bacchetta di grissino, si abbassa, mi si
avvicina in modo che nessuno ci possa sentire, guarda il piatto e:
”Le mie figlie sono proprio
brave, non glielo dico mai e non lo devono sapere. “La”Roberta si mette lì
studia, fa ricerca, è perfezionista e ti tira fuori dei piatti che neanche ti
immagini;
l’altra, Elisa, come fa le paste ed i dolci lei non credo ce ne siano
molte in giro e poi, quelle due,- indicando col dito la cucina-, sul lavoro
sono dei bulldozer… è duro lavorare con loro” sorride compiaciuto.
Millefoglie di cialda alla mandorla |
Come è cambiata la cucina di oggi rispetto a quella di ieri?
“ Quando dicevo che è un lavoro duro, lo è veramente.
Ai miei tempi non c’erano le attrezzature di adesso che ti permettono di cucinare
espresso.
C’erano le stufe a gasolio senza aspirazione e quando finivi il
servizio ed uscivi dalla cucina, eri a pezzi.
Oggi per fortuna è un’altra cosa,
la tecnologia aiuta molto e ti permette di cucinare sul momento.”
E della moda degli chef?
“Ognuno fa quello che reputa meglio per se stesso e per il
suo lavoro.
Personalmente i cibi che vengono toccati da troppe mani non mi
piacciono.
Sono della vecchia scuola,se qualcuno viene a mangiare da noi, sa che ci trova la famiglia Rocchi e non secondi o terzi. Anche se non
usciamo in sala, in cucina ci siamo noi.”
Come nasce la sua passione per al cucina? (ommama ho usato
il termine passione….acc)
“Non ho mai cucinato per passione ma sempre per necessità,
non ho mai messo piede nella cucina di nessun’altro se non nella mia, ho sempre
cucinato i prodotti semplici, quelli che
conoscevo e che oggi sono il nostro punto di forza.
Oggi la cucina è una moda,
sono tutti chef.
Ci vorrebbero meno appassionati e più professionisti”
Risotto al Gavi |
Stare fermo al tavolo e chiacchierare con me credo che per
lui sia stata una vera e propria sofferenza ed
ancor di più suppongo, lo stare in sala, in “borghese”, senza il suo grembiule a fargli da scudo.
Rimanevo aderente al mio ruolo, alle mie domande e poi, ad
un certo punto,colpo di scena.
Di punto in bianco fa una virata e si apre,
come
se avesse qualcosa lì sulla bocca dello stomaco che doveva dire,
non importa a chi, ma lo doveva
dire.
Confidarsi, confrontarsi, esternare ad una sconosciuta
quello che solitamente non si dice mai a chi si ha accanto è molto più semplice.
Un po’ come quando viaggi in treno, ti siedi ed il tuo vicino comincia a
raccontarti la sua storia.
Poi il treno si ferma alla stazione, ed il tuo compagno
di viaggio occasionale, come è salito con la sua vita,
se ne scende e se ne va.
E così ha
fatto Alberto Rocchi.
Abbassa con delicato garbo il tono di voce, e mi dice altro, quello che forse gli uomini della sua generazione, quella di mio
padre, non sono abituati a dire e così mi racconta di sua moglie, delle sue
figlie e dei suoi nipoti.
Quello che ci siamo detti rimane tra noi, le rare
aperture di certi uomini vanno custodite, rispettate e considerate dei regali
di grande fiducia che ti concedono ma, nelle sue parole,
vi posso assicurare
c’era amore, soddisfazione e tanto orgoglio.
Se volete assaporare i gusti freschi e stagionali della cucina piemontese, essere accolti in un ambiente elegante, raffinato ma famigliare e soprattutto, se volete conoscere delle persone speciali, fate un salto al Ristorante Cantine del Gavi
Messaggio per Rocchi: "Caro Rocchi lo dico a lei e così chissà, magari lo dico
anche ai miei… alle figlie ogni tanto bisogna dirglielo che sono brave, ci serve per andare avanti e per credere di più in noi stesse.
Senza esagerare per
l’amor di Dio, non siamo abituate ai vostri consensi, ma un:” bravo” da voi che siete i nostri
modelli, i nostri punti di riferimento, ci fa piacere.
Glielo dica alle sue ragazze, perché sono brave veramente e se lo meritano.
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